sabato 25 ottobre 2008

Zibaldone (2008) un film di Umberto Del Prete

















Zibaldone un film interpretato e diretto dal giovane regista e attore Umberto Del Prete, in un film liberamente ispirato all'opera omonima leopardiana. In effetti l'opera di Leopardi non è altro che un diario su cui annotava i suoi studi, e ne precedeva le sue opere una di queste che viene forse tematicamente segnalato svariate volte sono le "operette morali", alcune riflessioni partono proprio da quest'ultimo ma andiamo ora a vedere nel dettaglio alcune note di quest'opera:

Le Operette morali sono una raccolta di ventiquattro componimenti in prosa, tra dialoghi e novelle dallo stile medio e ironico, scritte tra il 1824 ed il 1832 dal poeta e studioso letterario Giacomo Leopardi.
Sono state pubblicate definitivamente a Napoli nel 1835, dopo due edizioni intermedie nel 1827 e nel 1834.
Le Operette sono l'approdo letterario di quasi tutto lo Zibaldone.
I temi sono quelli cari al poeta: il rapporto dell'uomo con la storia, con i suoi simili e in particolare con la Natura, di cui Leopardi matura una personale visione filosofica; il confronto tra i valori del passato e la situazione statica e degenerata del presente; la potenza delle illusioni, l'infelicità, la gloria e la noia.
Sono tematiche riproposte alla luce del cambiamento radicale avvenuto nel cuore dello scrittore la ragione non è più un ostacolo all'infelicità, ma l'unico strumento umano per sfuggire alla disperazione.
Nel film è chiaro che c'è una trasposizione di due prose di dialoghi delle operette morali "Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere" e "Dialogo della natura e dell'Islandese" analizziamo il primo dialogo originale di Leopardi:
Il Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere è un racconto datato 1832. Intervengono qui due personaggi, un venditore di almanacchi e lunari e un passeggere.
Mentre il primo è carico di speranze per l'anno futuro (si percepisce, sebbene il dialogo sia privo di ambientazione, che si è prossimi alla fine dell'anno), il secondo è più pessimista. Il passeggere, infatti, è simbolo dell'uomo, che tenta di barcamenarsi fra la noia e il dolore. E, scambiando qualche parola con il venditore, gli propone di rivivere un anno passato. Il venditore, tuttavia, non accetta di rivivere un anno uguale a uno passato, anzi, ne chiede uno ancora diverso. Il passeggere allora afferma che la vita bella non è quella che si conosce, ma quella che deve ancora venire. Detto questo, a tratti sconsolato, acquista un almanacco.
Ora analizziamo il racconto originale "dialogo della Natura e di un Islandese" che è il passaggio fulcro del film:
Un islandese si rende conto fin dai primi anni della sua vita, dell’impossibilità di trarre piacere morale e spirituale dalla convivenza con altri uomini. Egli infatti considera stolti i suoi simili che si affannano per procurarsi piaceri quasi sempre a danno di altri uomini.Decide pertanto di vivere isolato dall’umanità così fastidiosa con l’unica aspirazione di tenersi lontano dai patimenti, non solo spirituali ma anche fisici. Fugge così dall’Islanda, paese tormentato dal gelo e dal vulcano e inizia una vera peregrinazione per tutta la terra alla ricerca di un luogo che, senza dare piacere al suo corpo, non infligga almeno sofferenza ad esso.Ben presto però è costretto ad ammettere che i patimenti maggiori non sono inflitti dall’uomo all’altro uomo, ma dalla stessa natura che sferza l’umanità col gelo, col caldo, i venti, i terremoti, le malattie, la vecchiaia e la morte.Questo brano è appunto un dialogo tra l’islandese e la natura, in cui l’uomo lamenta tutta la crudeltà delle calamità naturali e si domanda a che serve questa vita infelicissima dell’universo.La natura risponde che il mondo è un ciclo eterno di produzione e distruzione e che la distruzione è indispensabile alla conservazione del mondo. Piante e animali vengono distrutti per fornire nutrimento ad altri.